16: Dov’è l’errore?

fullsizeoutput_36

Questa pagina è tratta da Benedizione di Kent Haruf e mi addolora giocare con un autore che davvero è una continua e positiva scoperta.

Parla di morte: annunciata, sofferta, sul filo dei ricordi e di rapporti irrisolti. Il dolore è vicino al lettore e vien voglia di offrire un sorso d’acqua al protagonista che sta per spirare l’ultimo respiro. Dispiace non poterlo aiutare, dispiace non poter fargli incontrare il figlio un’ultima decisiva volta…

Non dico e faccio nomi, va letto e tenuto tra le mani: tanti personaggi in una città inventata tra le pianure di stoppie del midwest di un’America sotto un sole caldo. Ma piove, qualche volta piove, e allora il paesaggio dei personaggi è ancor più nitido.

Alzi la mano chi non ne rimarrà colpito, chi non ci pensa a piangere perché quella benedizione sarà così amara da non muover lingua e parole.

Simonetta Cinaglia

La mia solitudine.

Ho vissuto tanta solitudine perché l’ho voluta tenacemente. Era una stanza in cui solo lei era con i miei pensieri, letture, dolori. Un abbraccio protettivo e assoluto in cui non ho mai sentito freddo ma che aveva una ninna nanna per la mia anima. Un cuscino soffice e profumato su cui appoggiare un dubbio. Una ricarica di energia da consumare più in là nel tempo. Lo scorrere delle ore aveva il dolce sapore di pane e miele e il gustoso e stuzzicante gusto di un salatino croccante. Io regina con i miei libri; io adorante i pavimenti e le finestre. In casa sola a guardar fuori. Oggi non c’è più quel luogo, ma lo sto rincorrendo e lo vorrei a piccole dosi solo un poco per stendere le parole su un po’ di tranquillità.

Simonetta

Scrivi, Dino Buzzati.

Scrivi, ti prego.

Due righe sole, almeno,

anche se l’animo è sconvolto

e i nervi non tengono più.

Ma ogni giorno.

A denti stretti, magari delle cretinate senza senso,

ma scrivi.

Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni.

Crediamo di fare cosa importante

tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca.

Comunque, questo è il tuo mestiere,

che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte,

solo questa è la porta da cui,

se mai, potrai trovare scampo.

Scrivi, scrivi.

Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via,

una riga si potrà salvare. (Forse.)

Dino Buzzati

Sempre piccola.

Negli anni ’50 del secolo scorso, una giovane signora del mio paese fu costretta a emigrare negli Stati Uniti per cercare fortuna. Lei apparteneva a una famiglia numerosa e accudiva i piccoli nipoti mentre i genitori lavoravano tutto il giorno nei campi di tabacco. In particolare, si è occupata di Pietro, l’ultimo nato e bisognoso di tante attenzioni per una salute incerta. Il legame divenne forte con il piccolino tanto che, quando ritornò in Italia dopo trent’anni, non si dimenticò di portare un regalo proprio a lui. Aveva messo in valigia, ben incartato perché non si dovesse rompere, un trenino di legno colorato per il “suo” Pietro. Arrivò il giorno in cui lo rivide e non considerò che il bimbo, dopo trent’anni, non avesse più la gioia di giocare con un balocco, era un uomo fatto!

Così, un mio amico più grande di me, un po’ di anni fa, non credeva che io avessi 45 anni. Allargò gli occhi e si stupì che la “Etti” fosse davvero una donna grande. Ecco, io vorrei essere per tutti quel “Pietro”, perché io davvero mi sento così: mi stupisco davanti al sorriso sincero di chi mi parla; ascolto con curiosità le storie di persone dolci; mi affeziono a chi passa un momento difficile… io amo forte e tanto. La natura e i suoi odori; l’acqua, le nubi e il sale. Non mi basta mai conoscere e correre. Vivere è un viaggio di ritorno dall’America e ritrovare l’ingenuità che ha scattato la foto dei giorni felici, di veri amici che passano pomeriggi interi a fantasticare, a cantare sotto le piante verdi e i fiori. La mia adolescenza un sogno che non mi ha mai lasciata.

 

La torta, 8 aprile 2015

arance

Olio arcobaleno n. 2

Freschezza sulle mani operose e infarinate che preparano una torta bella e soffice, da portare in un picnic. Nel prato disteso sopra una collina e una compagnia di amici che giocano a palla, la stanchezza non si occupa di loro perché le risate e gli scherzi scacciano i visi dal sudore. È ora di tornare a casa. La cucina attende con le tazze piene di tisana all’arancia: succo di color miele ad addolcire i cuori sfiniti da tanto calore umano. Un sonno ci accompagnerà in sogni armoniosi e ristoratori. È tardi, cominciamo a vivere di più; tra i cuscini aroma di pace.

La farfalla, 25 marzo 2015

farfalla

Olio arcobaleno n.6

Sono una farfalla gentile e dalle ali bianche e blu. Vedo un villaggio di casette piccole bianche e azzurre; vado verso l’uscita del paese tra una viuzza di pietre grigie profilate con i ciuffetti d’erba verde chiaro e i terrazzini variopinti di colori vivaci. A un tratto vedo la sabbia gialla tuffarsi in un mare fresco e blu. Viaggio sola e serena in aria, sotto i gabbiani pronti al pasto di un pesce argenteo, sinuoso e svelto tra l’acqua. Poi, ritorno indietro per incontrare un prato verde scuro a puntini viola, giallo e rosa. Mi riposo. Il prossimo viaggio può attendere. Il sole brucia, ma lontano c’è la luna che dolce si avvicina fino ad addormentarmi il cuore libero e l’anima soffice di nuvole bianche.

Forum TV n° 81

Mercoledì, 25 febbraio 2015

Aiuto, rimpiango i Tg polpettoni!

Buongiorno Egr. Prof.Grasso,
l’ho detto (e scritto)sento la nostalgia di quei bei polpettoni dei Tg Rai dove la politica assumeva quel bel tono tra il grigio e il blu; quando ci si assopiva davanti ai rappresentanti del popolo in giacca e cravatta tutti uguali; quando le frasi si allungavano come un treno di pendolari stanchi, ma con una meta; quando ero ipnotizzata dagli occhiali a fondo di bottiglia degli Onorevoli… I discorsi erano seri e i ragionamenti filavano (sempre dove volevano loro) ma con più dignità e (finto bene) rispetto per i telespettatori. Soggetto, verbo e complemento in fila e in ordine, seguendo un filo logico e senza rimandi. Adesso un politico non spiega, ricorda e pungola l’avversario di… «E quando voi… e quando tu…» senza giungere mai a una (a volte impossibile) conclusione, almeno tale da contestualizzare spazio e tempo dell’intervista!
L’intento è spolverare e alzare i tappeti dell’uomo qualunque per lucidare i bassi istinti, è ovvio; tuttavia auspico un ridimensionamento anche dei giornalisti che, più che stare sul pezzo, presentano truccati un Sanremo di “poveri” comari (noi stiamo sempre peggio, che lo dico e scrivo a fare…).
Decontestualizzata cordialità
Simonetta

Una nuova avventura

10991252_872864006090728_7935910426948201991_n

Ciao amici carissimi di Calembour, eccomi qui accanto a mio marito e alla socia Roberta, unitasi a noi lo scorso dicembre!!! Lei sarà l’estetista del salone che ha creato Carlo, Kalón, e io ne approfitterò sfacciatamente… Di solito non amo farmi fare le foto, ma ieri è stata un’occasione speciale in cui abbiamo presentato ai nostri clienti la nuova figura professionale e la dottoressa che aiuterà nell’educazione alimentare chi ne avrà bisogno. Si tratta di Valeria Spreca purtroppo assente di persona ma di cui ho molto parlato agli amici.

Una nuova avventura è nata e io ho raccolto tutte le energie per accogliere le novità… senza lasciare i libri…

Simo